Lettera22punto0 – Blog di Loris Pironi

5 ottobre 2011

Wikipedia s’imbavaglia contro la legge bavaglio. Ecco come aggirare il blocco e utilizzarla comunque

Wikipedia in sciopero. Hainoi, hailoro.

Per colpa della cosiddetta “legge bavaglio” la celebre enciclopedia on line ha deciso d’imbavagliarsi da sola, preventivamente. Ed ha chiuso i battenti, almeno per il momento, per protesta. Una protesta che ha fatto il giro del web, e come potrebbe essere diversamente? (more…)

2 dicembre 2009

Cari amici vi scrivo, così mi distraggo un po’. La lettera di Zuckerberg agli “amici” di FB

Cari amici vi scrivo, così mi distraggo un po’. E siccome siete 350 milioni, più forte vi scriverò.
L’anno si sta chiudendo e, come il buon Lucio Dalla, anche Mark Zuckerberg ha deciso di scrivere ai suoi amici. Ai suoi 350 milioni di amici, appunto. Sì perché per chi non lo sapesse, Zuckerberg è il geniale “inventore” di Facebook. E al termine di un anno che ha sancito il boom del suo social network (a proposito, anche il nostro Fixing c’è, e potete diventare nostri amici semplicemente cliccando QUI) ha deciso di apportare alcune importanti novità, illustrate appunto nella lettera a tutti gli “amici” di FB.

Qui sotto riporto il testo integrale della lettera, prima però una curiosità: nella traduzione inviata agli utenti in italiano, è stato scritto in maniera sbagliata proprio il nome del “papà” di FB (un “ragazzo padre”, per inciso, ha appena 25 anni): Zucherberg, col “ch” anziché il “ck”.

Nemo propheta in patria insomma, anche se la patria è il World Wide Web.

Facebook. Fonte: dalla rete, ovviamente


Facebook ha appena raggiunto i 350 milioni di utenti e tra breve verranno apportate alcune modifiche per offrire un servizio migliore alla nostra crescente community.

A tutti gli utenti di Facebook,

questo è stato un grande anno, che ha reso il mondo più aperto e connesso. Grazie al vostro aiuto, oltre 350 milioni di persone in tutto il mondo usano oggi Facebook per condividere online la propria vita.

Per rendere possibile tutto ciò, abbiamo fatto del nostro meglio per mettere a vostra disposizione gli strumenti necessari a condividere e controllare le vostre informazioni. La prima versione di Facebook, lanciata cinque anni fa, conteneva già strumenti per controllare che cosa condividere e con quali persone, singoli o gruppi. Il nostro lavoro in questa direzione continua ancora oggi.

L’attuale modello di privacy di Facebook, che gravita intorno alle “reti” – comunità scolastiche, aziendali o geografiche – funzionava bene quando Facebook era utilizzato principalmente da studenti, perché era ragionevole pensare che uno studente volesse condividere contenuti con i propri compagni.

Con il tempo, gli utenti ci hanno chiesto di aggiungere reti aziendali e geografiche, tanto che oggi esistono reti che coprono intere nazioni, come l’India e la Cina.

Con la crescita della base di utenti di Facebook, alcune reti geografiche contano oggi milioni di membri. Con reti così vaste, siamo giunti alla conclusione che il modello attuale non sia più il modo migliore per consentire agli utenti di controllare la propria privacy. Considerato che quasi il 50% di tutti gli utenti di Facebook è membro di reti geografiche, questo è per noi un argomento di estrema importanza. Un sistema migliore consentirebbe quindi a oltre 100 milioni di persone di avere un maggiore controllo sulle proprie informazioni.

Il nostro piano prevede l’eliminazione delle reti geografiche e la creazione di un modello semplificato per il controllo della privacy, dove ciascuno può decidere a chi rendere disponibili i contenuti: esclusivamente agli amici, agli amici degli amici, o a tutti gli utenti.

Questo cambiamento risponde a un’esigenza che molti di voi hanno espresso – la capacità di controllare chi può visualizzare ogni singola informazione creata o caricata dagli utenti. Contemporaneamente realizziamo un altro desiderio: rendere più semplice la pagina delle impostazioni sulla privacy, attraverso la combinazione di alcune impostazioni. Se volete saperne di più, abbiamo cominciato a discutere di questo progetto nel luglio scorso.

Dato che l’aggiornamento eliminerà le reti geografiche e introdurrà nuove impostazioni, nelle prossime settimane vi chiederemo di esaminare e aggiornare le vostre impostazioni sulla privacy. Visualizzerete un messaggio che spiegherà i cambiamenti e vi porterà alla pagina dove potrete aggiornare le impostazioni. Una volta terminato l’aggiornamento, verrete reindirizzati su una pagina di conferma perché possiate verificare di aver scelto le impostazioni desiderate. Come sempre, avrete comunque la possibilità di modificarle in qualsiasi momento.

Abbiamo lavorato con impegno per offrirvi le funzioni di controllo che meglio rispondono alle vostre esigenze, nella consapevolezza che queste ultime variano da persona a persona. Vi suggeriremo nuove impostazioni basandoci sul vostro attuale livello di privacy, ma il modo migliore per trovare quelle più adatte a voi è prendere visione di tutte le opzioni a disposizione e personalizzarle. Vi consiglio di farlo e di valutare attentamente con chi volete condividere i vostri contenuti online.

Grazie per aver contribuito a fare di Facebook quello che è oggi e per collaborare a rendere il mondo più aperto e connesso.

(Mark Zuckerberg)

20 ottobre 2009

I media tradizionali? Non spariranno. Parola di guru (David Weinberger)

DavidWeinberger“’I media tradizionali non spariranno, ma nel mondo iperconnesso dovranno contribuire alla conoscenza comune”: parola di David Weinberger, considerato un guru di internet, a Venezia per la quarta Venicesession organizzata da Telecom. A riportare le dichiarazioni dell’autore di “Cluetrain manifesto” è l’Ansa: Weinberger, intervenuto all’incontro dedicato al futuro dei media nel mondo digitale, ha ricordato che nel web “i media non stanno più tra noi e il mondo. Invece di rifiutarli, suggerirei di considerarli come un ‘tipo speciale’ di ciascuno di noi. Essi partecipano al mondo come ognuno di noi, e se non hanno la pretesa di frapporsi, il web può inglobarli”.

Secondo Weinberger “la ragione per cui abbiamo interconnesso il mondo nasce dalla nostra attenzione per il mondo. I media – ha quindi concluso – dovranno stare attenti a chiunque ha una voce umana”.

17 settembre 2009

Infausta profezia: la carta sepolta dal web

Vorrei riproporre un articolo che ho pubblicato a fine agosto su Fixing. Parla dell’ormai famosa “profezia” di Pjilip Meyer sul declino della carta per mano del web e sulla strada della multimedialità. In fondo è da quella riflessione che è nata l’idea di aprire questo blog…

Wall Street journal

Carta stampata, televisione, radio, internet. È davvero difficile non venire “colpiti” dalle notizie, dalle informazioni, che in una perenne notte di san Lorenzo mediatica, ci bersagliano quotidianamente.
Queste informazioni sono troppe? Colpiscono ancora nel segno oppure finiscono per “attraversare” il fruitore, indiscutibilmente sovraesposto? E poi ancora, è vero che sono troppo rapide, spesso imprecise, talvolta contraddittorie?
La comunicazione di massa nel terzo millennio è al centro di studi e di riflessioni, di un dibattito serrato (soprattutto sul web) e di analisi di marketing da parte di chi gestisce il business dell’informazione. È di grande attualità, in particolare, l’idea di Rupert Murdoch, il magnate australiano della comunicazione, che nel suo impero annovera il Times di Londra, il Wall Street Journal e Sky, che dal 2010 ha intenzione di far pagare le news sui suoi portali internet. Avrà successo? Altri seguiranno il suo esempio, la sua tentazione? Il popolo della rete accetterà di pagare per quello che ha sempre avuto gratis? Diciamo che la notizia, rimpallata sui blog, sui siti di notizie e sui vari aggregatori, ha subito una gragnuola di critiche. Analizzando questa realtà in tutte le sue sfumature, è ipotizzabile che effettivamente sia un po’ troppo tardi per questa rivoluzione: ci si sarebbe dovuti arrivare almeno una decina di anni fa, e provare adesso a cambiare le carte in tavola appare troppo difficile. Per tutta una serie di motivi. Innanzitutto perché la rete è una sorta di ‘blob’ malleabile, in perenne evoluzione, che sa adattarsi a qualsiasi situazione (o almeno, finora l’ha sempre fatto) per ovviare ai vari limiti che vengono posti: un esempio è la diffusione della musica “pirata”, che neanche la minaccia di multe pesantissime riesce a stroncare. Su internet, in poche parole, la “repressione” non è uno strumento efficace, e poi una volta che una notizia è diventata una notizia, cioè è di pubblico dominio, è impossibile fermarla. Quello che può essere venduto – o meglio, ciò che gli utenti della rete hanno espresso in sondaggi di essere disponibili eventualmente ad acquistare – sono informazioni altamente specializzate (ad esempio quelle finanziarie) o eventuali contenuti “premium”, ma solo se di altissima qualità. È su questi che forse varrebbe la pena di concentrarsi, perché le notizie cosiddette “generaliste” a pagamento, ben difficilmente avranno futuro. Soprattutto in Italia

Chi è stanco della carta stampata?
C’è una ormai famosa profezia, che circola in rete ovviamente: non parla della fine del mondo (quella è prevista per il 2012, ed è un’altra storia) bensì indica nel 2043 l’anno in cui sarà venduta “l’ultima sgualcita copia cartacea del New York Times”. Il Nostradamus in questione è l’americano Pjilip Meyer, autorevole professore di giornalismo presso la University of North Carolina. È una tesi che ha fatto molto discutere: la fine dell’informazione su carta è realmente così vicina? Noi non ne siamo così sicuri. Non almeno se l’alternativa è rappresentata dall’informazione (a pagamento) sul web. La strada da seguire, casomai, è quella della multimedialità: un giornale cartaceo deve avere anche un sito internet con contenuti integrati, aggiungiamoci pure una web radio ed una web tv, con giornalisti “agili” e pronti al confronto con la rete, bravi a rimpallare e ad amplificare le notizie anche sui vari social network (finché durano, Twitter e Facebook in primis). E per quello che riguarda in particolare i grandi gruppi, internet e la carta stampata devono essere spalleggiati anche da radio (l’esempio del Gruppo L’Espresso è emblematico) e tv.
Come si può sfruttare questo collegamento è piuttosto scontato: moltiplicando i “contatti” si arriva a un maggior numero di lettori – ascoltatori – telespettatori – “internauti”, che si possono fidelizzare grazie ad un’offerta multipla e sempre più completa (avvolgente, verrebbe da dire, quasi “coccolante”). Inoltre il mercato pubblicitario può sfruttare la sinergia per offrire pacchetti con tariffe “multiple”, sicuramente convenienti per il cliente, avvantaggiato dal poter pubblicizzare i propri prodotti contemporaneamente su giornali, tv, radio e naturalmente internet a un prezzo più basso. E a proposito, va rilevato un dato significativo: le previsioni dicono che in Italia il mercato della pubblicità su internet nel 2009 dovrebbe registrare un aumento a due cifre, precisamente del 10,5% in più rispetto al 2008: la fonte è la IAB Italia, l’associazione che riunisce i principali operatori della comunicazione interattiva, e fa fronte ad un calo previsto in tutti gli altri mezzi di comunicazione, dovuto presumibilmente alla crisi internazionale.
Proviamo infine ad analizzare i principali pro e i contro della sola carta stampata. Sotto la colonna “meno” dobbiamo mettere innanzitutto gli alti costi: la redazione, la stampa, la distribuzione, l’imprevedibilità delle vendite (i famigerati “resi”). Per quanto rappresenti un’informazione rapida, anche quotidiana, non è in grado di competere in fatto di immediatezza con il web, la tv e le radio. Inoltre spesso la stampa si “appoggia” troppo a internet, andando pigramente a “pescare” le notizie nella rete, cosa che crea un inevitabile (inutile) doppione, che il lettore non può apprezzare. Nella colonna degli aspetti positivi invece mettiamo gli approfondimenti, le “firme” dei giornalisti, le redazioni strutturate che permettono di “lavorare” adeguatamente sulla notizia. Senza dimenticare l’abitudine del lettore tradizionale (che non è necessariamente il fruitore del web, anzi) per questo strumento d’informazione. E soprattutto l’odore dell’inchiostro, il gusto tattile della carta, il poter sfogliare le pagine. Tutti piaceri che, ci sentiamo di dire, sicuramente non saranno dimenticati da qui al 2043.
Loris Pironi

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