Lettera22punto0 – Blog di Loris Pironi

15 aprile 2010

Addio a Raimondo Vianello, grande personaggio del piccolo schermo

Filed under: attualità — lettera22punto0 @ 2:43 PM
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Non sono un amante della televisione. La guardo criticamente, criticamente la spengo. Spesso. Però ci sono personaggi che la televisione l’hanno fatta grande, l’hanno cambiata davvero. Uno di questi personaggi è indubbiamente Raimondo Vianello. Mi piaceva la sua ironia, il suo sense of humor così garbato. Per questo motivo la notizia della sua morte mi ha colpito, anche più di quella di Mike Bongiorno.

Incollo qui un ricordo di Raimondo Vianello dal nostro sito www.sanmarinofixing.com.

Raimondo Vianello, Ugo Tognazzi, Walter Chiari. Se volete potete aggiungere qualcuno alla lista, ma tra i padri fondatori del varietà italiano sicuramente non potete togliere nessuno di questi, e in particolare Raimondo Vianello.
Laureato giurisprudenza, una possibile carriera da diplomatico come obiettivo di gioventù, la grande passione sportiva che caratterizzerà tutta la sua vita.
Nel 1945, ricordano le cronache, venne detenuto nel campo di concentramento alleato di Coltano, a seguito della sua adesione alla Repubblica Sociale Italiana. Era in buona compagnia: con il poeta americano Ezra Pound, gli attori Walter Chiari e Enrico Maria Salerno, l’olimpionico di marcia Giuseppe Dordoni, il giornalista Enrico Ameri, il regista Luciano Salce ed il politico Mirko Tremaglia, come ricorda l’Ansa.
Nel dopoguerra il debutto a teatro, con Garinei e Giovannini nel ruolo di pigmalioni. L’esordio nel mondo dello spettacolo è con il loro ‘Cantachiaro N° 2’. Ed è subito successo, grazie al suo umorismo elegante, quasi distaccato, senza cadute di gusto. Come spalla (di Wanda Osiris, Macario, Carlo Dapporto, Gino Bramieri) e come protagonista.
Assieme a Ugo Tognazzi negli anni Cinquanta firma il programma di successo ‘Un, due, tre’, e gira numerosi film. Nel 1959 conosce Sandra Mondaini e la sua vita, quella sentimentale ma anche artistica, si trasforma. Insieme formeranno una coppia inossidabile, anzi LA coppia della televisione italiana e del mondo dello spettacolo.
Non avranno figli, ricorda sempre l’Ansa, ma insieme adotteranno un’intera famiglia di filippini. Nel 1982 il grande salto, a Mediaset: Fininvest era agli albori, il loro contratto in esclusiva contribuì al successo della televisione privata in Italia. E poi alzi la mano chi non ha visto almeno una puntata di casa Vianello, una delle sit-com che hanno fatto la storia della televisione italiana. Chi non ha sorriso almeno una volta con la gag di Sandra e Raimondo assieme a letto, con lui che legge il giornale sotto le coperte malgrado il disturbo e le lamentele di lei.
Dicevamo di Raimondo Vianello sportivo. Non è un caso se nel 1992 Italia Uno gli affidò la conduzione di Pressing, trasmissione simbolo di commento al campionato di calcio. La condurrà per otto stagioni, che lasciarono il segno. Ovviamente. Nel 2008 la sua ultima grande apparizione in tv: alla Rai, eccezionalmente – ma come poteva Mediaset non dargli il consenso? – per condurre il Festival di Sanremo.


17 febbraio 2010

Sanremo, che ti succede, non ti starai mica svecchiando? Eliminati Pupo (e il principe), Toto e Nino

Il principe Emanuele Filiberto (Foto Ansa)

Una doverosa premessa per mettere subito in mostra i miei pregiudizi (chi non ne ha scagli il telecomando): la mia passione musicale attraversa tutto l’arco costituzionale varca l’Oceano e perfino il tempo (vado dai classiconi del rock come Led Zeppelin e Pink Floyd ai cantautori italiani, passando per la musica classica e jazz, sia pure da profano), ma salta a pie’ pari tutta la melensa melodia sanremese. E poi soffro una certa qual idiosincrasia per i cantanti che hanno successo grazie alla sovraesposizione mediatica da talent show, perché sono convinto che a furia di farceli vedere e ascoltare finiscano per farceli piacere per forza, alterando la nostra percezione musicale. Ecco, l’ho detto. Però Sanremo mi diverte, ho visto tutta la prima serata di Sanremo e anch’io, come altri 11 milioni di italiani, ho qualche idea da esprimere in proposito. Perché Sanremo è Sanremo, non è una gara musicale, è un guazzabuglio social-popolare che va interpretato per capire dove stiamo andando a parare.

Ma prima la notizia, come s’impone a ogni giornalista che si rispetti: la giuria demoscopica ha eliminato niente meno che Nino D’Angelo, Toto Cutugno e Pupo (assieme a Emanuele Filiberto e a Luca Canonici). Ma come, avete fatto fuori Nino, Toto e Pupo, tre che hanno fatto la storia del Festival quanto Giuseppe (Garibaldi), Camillo (Benso Conte di Cavour) e Giuseppe (Mazzini) quella d’Italia? Cosa sta succedendo a Sanremo, si sta forse svecchiando? Certo, uno dei tre rientrerà sicuramente in gara grazie al ripescaggio, ma quel che è fatto è fatto.

Vi prego solo di non gridare al reato di lesa maestà per l’immediata esclusione del principino di Savoia perché la sua canzone – senza scendere nella scurrile definizione di Nino D’Angelo – è una delle cose più improponibili che siano mai state diffuse nell’etere. E la cosa è ancora più terribile se si pensa che il testo porta la sua firma, e che fra l’altro sembra copiato dal manifesto del PD, soprattutto nell’incipit in cui Pupo canta “credo sempre nel futuro, nella giustizia e nel lavoro”, e nella famiglia, eccetera eccetera. Ma il passo più bello della canzone, geniale addirittura, è quando Emanuele Filiberto canta “Ricordo quando ero bambino, viaggiavo con la fantasia, chiudevo gli occhi e immaginavo, di stringerla fra le mie braccia” (riferendosi all’Italia, suppongo), e c’è Pupo che gli risponde “Tu non potevi ritornare pur non avendo fatto niente, ma chi si può paragonare, a chi ha sofferto veramente”. Eh, beh, roba da lacrime agli occhi.

Per il resto, e qui faccio appello alla vostra tolleranza nei confronti delle mie intolleranze musicali, c’è poco da salvare. Tolti il futuro premio della critica (chissà se ci prendo) Malika Ayane, le voci di Marco Mengoni e Noemi (lei una spanna su tutti gli altri, almeno al primo ascolto) e forse anche Irene Fornaciari con i Nomadi, per il resto è vuoto pneumatico. Irene Grandi non graffia, peccato. Cristicchi e Moro non sono all’altezza del loro passato, su Povia sono prevenuto dai tempi del piccione e quindi dico solo che la sua è una brutta canzone, al di là del tema sociale. Ho trovato imbarazzante Ruggeri (ma cosa sarebbe successo se al bivio con Sanremo avesse tirato dritto fino in Francia?) molesta Arisa, inutili Valerio e i Sonhora (ma sono davvero giovani?).

Detto delle canzoni, parliamo di chi ha retto la baracca. Antonella Clerici merita un applauso, non ha il ritmo di Bonolis (che però è ansiotico) ma tanta classe. Come quando risolve la grana lasciata dal buco di Morgan: la giusta dose di fermezza e tanto buon senso nazional-popolare, come s’impone sul palco dell’Ariston.

2 ottobre 2009

Ascolti record per l’accoppiata d’oro Santoro-D’Addario. E’ la tv, bellezza!

Michele Santoro

Oltre sette milioni di telespettatori per la puntata più pruriginosa di Annozero, quella che ha visto Michele Santoro portare in studio la “escort” Patrizia D’Addario, praticamente senza contraddittorio (per scelta dell’entourage di Berlusconi e del Pdl). Per la precisione gli spettatori sono stati 7 milioni e 338 mila spettatori con uno share del 28,92%. Si tratta di un record per la trasmissione: si pensi che la puntata precedente, lanciata dalle infuocate polemiche politiche degli ultimi due giorni, si era fermata a due milioni in meno. A tenere testa all’agguerrito Santoro c’è riuscito soltanto l’intramontabile Terence Hill, con il suo Don Matteo che si è fermato a quota 5 milioni 773 mila spettatori (il 21,87% di share). Strabattuto il Doctor House, che nel suo ritorno su Canale 5 con la prima puntata della nuova serie ha registrato 4 milioni e 840 mila spettatori, con uno share del 15,93%. Che dire: è la tv, bellezza.

da www.sanmarinofixing.com

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